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Questo volume nasce nel tempo in cui lo spazio geografico è un punto di riferimento costante nelle scienze sociali e umane. Il tentativo è quello di raccontare, conoscere, criticare, "difendere" quella parte variegata del mondo che ha come nome "Sud", nella convinzione che bisogna continuare a indicare strade e prospettive... da sud. È un'imprudenza sostenuta dalla consapevolezza che se il Sud ha un pensiero da avanzare lo fa dalla posizione del grado zero del potere, visto che da almeno cinque secoli il mondo è guidato da nord, quel Nord che, mentre sconvolgeva il pianeta con le sue rivoluzioni materiali e culturali, guardava al Sud o con occhi indulgenti o con occhi severi, quasi sempre con aria di superiorità. Il libro nasce poi in quella regione europea che ha "inventato" la questione meridionale, paradossalmente proprio nel momento in cui Meridione e Settentrione si dovevano unire. Questo paradosso si scioglie come neve al sole non appena si ricorda che un'espressione molto usata per il Mezzogiorno nei carteggi dei patrioti unitari e post-unitari settentrionali era "Questa è Affrica!". Per alcuni questa parte d'Italia lo è ancora, ma c'è una questione meridionale planetaria, e quest'Africa europea è chiamata in causa d'ufficio dall'incalzare sempre più pressante della Storia, adesso che da terra di emigranti è diventata terra di immigrati, e il confronto con i fantasmi del passato diventa inevitabile e doveroso.